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Pipe BrumAntica

Pipe artigianali lavorate a mano-Mondavio (PU) ITALY

Autore

dattiloenzo

Festa della Pipa Cagli 2015

11059691_887825181283057_2321477076198825878_nFesta della Pipa Cagli 2015.

BrumAntica al Neatpipes 2015

11150366_864213833644192_8900409140387078689_nBrumAntica al Neatpipes 2015.

Corinaldo Pipa Festival 2015

IMG_0840Corinaldo Pipa Festival 2015.

Festa della Pipa Cagli 2014

Festa della Pipa Cagli 2014

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Verso Chioggia, chioggiando le Chioggiotte (racconto pipico, tra fantasia e realtà)

CAPITOLO1

Si parte la giornata è bella ma disorientatamente psichedelica

Sono le otto di mattina e seduto nella mia autovettura, fuori dall’autostrada, chiamo Terry, le dico che sono pronto alla partenza e l’aspetto fumando la pipa, lei mi dice di aspettarla nel bar davanti dove sono parcheggiato.

Alzo lo sguardo e davanti a me scorgo solo una distesa di campi coltivati, e alcune fabbriche….mi chiedo dove starà sto bar, pensando che forse avevo sbagliato parcheggio, poi con uno sforzo celebrale e fisico senza eguali,mi giro dal sedile e guardando dietro, finalmente lo vedo.

Nello sforzo dovuto alla rotazione, la pipa che tenevo in bocca, va ad urtare il poggiatesta, capovolgendo tabacco e cenere incandescente inesorabilmente sul mio braccio. Impreco qualcosa in antico aramaico e penso che poteva dirmelo che stava dietro di me, ma la veggenza credo non rientrasse ancora nelle doti di Terry, e me ne faccio una ragione, pesai…forse sono un idiota…forse, dolorante scendo e la raggiungo al bar dove lei mi stava già aspettando… cominciamo bene!!!

CAPITOLO 2

L’arto superiore destro di Wolf ha pensiero e vita propria

Siamo partiti e Terry sorride felice al volante della sua autovettura, si chiacchiera del più e del meno e si fuma la pipa.

In quel momento spensierato, vedo dalla mia posizione di copilota, il paraurti di un’autovettura avvicinarsi in maniera oltraggiosa, al muso della macchina di Terry, poi quando ormai l’impatto sembrava inevitabile, Terry sterza violentemente, la macchina sbanda come se ballasse la zumba e sorpassa quel paraurti con tacito sdegno, rimettendosi poi in carreggiata, come se nulla fosse successo.

La mia vita, per quanto ancora breve, mi èra passata davanti almeno un quarto della sua lunghezza, Terry mi guarda sorridente e dice: “e niente stavo provando le gomme”. Dopo qualche minuto tutti e due, notammo che la mia mano destra, era prepotentemente aggrappata alla maniglia in alto dello sportello, senza che nessuno glielo avesse chiesto, e con fare impudente, stringeva l’appiglio plastico con morboso attaccamento diventando un tutt’uno con quel corpo estraneo.

Terry ed io ci guardammo stupiti dell’ardire e dell’impudenza di quel braccio che agii di sua spontanea volontà, cominciammo a ridere, ma lui prima di un certo tempo, non ne volle sapere nulla di ritornare al suo posto, quasi stizzito dalle nostre risa.

CAPITOLO 3

Il bar nel nulla

Proseguendo il viaggio e dopo esserci ripresi dell’impudenza del mio braccio, pensammo che era ora di fare una sosta e nel mentre ci accorgemmo che una fitta bruma, aveva avvolto noi e la strada che percorrevamo, tutto divenne surreale, gli alberi che si scorgevano (pochi) sembravano amene figure, partorite da una mente dantesca, mancava Caronte e la sua barca, e il quadro era completo.

Ad un tratto, scorgemmo nella nebbia e nella più totale desolazione, una inquietante costruzione, che riportava la scritta bar, ci guardammo e pensammo che era giunto il momento di farci un panino con la soppressa (tipico panino della zona) e con un certo timore entrammo in quell’amena locanda.

Il locale era molto piccolo, e tre loschi figuri, seduti ad un tavolo ci guardarono, incuriositi dalla nostra presenza, poi guardando sui muri notammo appese, orrende teste di animali imbalsamati e di terroni di vario genere (La quantità di terroni presene sul muro era maggiore degli altri animali).

Guardandoci con timore, Terry ed io ci accorgemmo di appartenere alla razza di quest’ultimi, ma Terry avendo studiato la lingua autoctona, riuscii a farsi passare per indigena, io d’altro canto emisi solo suoni gutturali a voce bassa, in modo di non far cogliere l’accento straniero.

Ordinammo due caffè, e chiedemmo di una toilette, visto che nel bar non c’èra altro e se c’èra non credo che fosse interamente commestibile.

Bevemmo il nostro caffè e poi con riverenziale gratitudine, uscimmo in silenzio, come eravamo venuti.

CAPITOLO 4

Persi ma anche no a Chioggia

Finalmente dopo mille peripezie giungemmo a Chioggia, èra quasi ora di pranzo e nel freddo umido di questa splendida cittadina, provammo a cercare un parcheggio, per poi raggiungere la bottega del Giorgio a piedi.

Dopo diversi e  disperati tentativi, Terry stava decidendo di parcheggiare direttamente nel canale, lasciando che le sue gelide braccia ci avvolgessero in una stretta quasi materna, ma io alla fine, con  ottimismo riuscii ad indicargli un posto libero e soprattutto asciutto dove parcheggiare, evitando così quel suo gesto, che ci avrebbe inevitabilmente condotto nei campi elisi, con la benevolenza degli dei.

Dopo aver parcheggiato, ci trovammo quasi subito in centro della cittadina, dove cercammo disperatamente per una buona mezzora la bottega pipara, che tanto agognavamo e solo dopo aver  perlustrato a destra e a manca, tutto il corso principale, arrivammo finalmente da Giorgio.

CAPITOLO 5

L’ombra del destino

Una volta entrati nella bottega del Giorgio (Giorgio e un Maestro pipaio, lui forgia e realizza le famose  Chioggiotte, pipe in terra cotta risalenti niente meno che al ‘600) lui ci accolse con profonda gentilezza, quella che oltremodo contraddistingue, gli artisti a tutto tondo come lui, e dopo aver ammirato le sue opere e parlato a lungo di pipe, uscimmo per andare a prendere un’ombra ( prosecco) tipico aperitivo della zona.

Dopo il primo sorso già si scorgeva in Terry un cambiamento nella fisionomia facciale e dal modo in cui camminava, capimmo che non reggeva molto l’alcool, ma quell’ombra ci avrebbe seguito per tutto il tempo de lauto pasto che avrebbe seguito.

CAPITOLO 6

L’anguilla l’ombra e le moleche

 

Al ristorante venimmo scossi dall’efficienza e precisione di una amazzone rumena in veste di cameriera, che ci elencò dettagliatamente, tutti i tipi di portata che potevamo scegliere, rimanemmo attoniti nel constatare le miriadi di varietà gastronomiche che elencava a mente, tanto da dimenticare tutto quello che aveva detto appena fini di parlare.

In nostro soccorso giunse Giorgio, che ci consigliò, alcune specialità della zona, io presi l’anguilla, Terry le moleche (tipo di granchio della zona allevato, in una maniera molto particolare e meticolosa, per poi essere servito nel giusto momento in tavola, nella sua totale fragranza.

Intanto tra una chiacchierata e l’altra, l’ombra avanzava sempre di più, tanto che a Terry sembrò che la mia anguilla e le sue moleche, parlassero tra loro, tirandosela su chi era più buona e gustosa e solo un proverbiale caffè finale, riuscì a dissipare l’ombra che ci aveva accompagnato durante il lauto banchetto.

Giordie (il cane di Terry) l’aveva fino a quel momento, osservata con dubbio e perplessità.

CAPITOLO 7

Terry si fa una pappata di pipe

Finito il pranzo ci incamminammo verso la bottega, non che casa del Giorgio, dove ad attendere Terry aspettavano pacchi su pacchi di Chioggiotte pronte all’uso, Terry non stava nella pelle e cominciò a fotografare, tutti i particolari che poteva cogliere di queste antichissime pipe, facendosene metaforicamente una enorme pappata.

Io d’altro canto mi ritrovai a rovistare nei cesti delle pipe pronte, con emozionante frenesia, cercando quelle che avrei preso per me.

Terry ed io, sembravamo due bambini nella casa di Babbo Natale e solo dopo una lunga conversazione e dopo aver caricato la macchina ( di pipe) ci accingemmo a partire salutando Giorgio e ringraziandolo per la sua cortesia e gentilezza.

Un velo di tristezza si posò su me e Terry, che avremmo voluto rimanere in quel paradiso piparo ancora per tanto e tanto tempo.

CAPITOLO 8

L’autostrada che non c’è

Visioni mistiche di un navigatore

Il viaggio di ritorno, si ripete più o meno come all’andata, salvo che oltre alla nebbia, stava avanzando inesorabilmente il crepuscolo.

Ci avviammo verso l’autostrada… ma… l’autostrada dov’era? Il navigatore, oltre a non aiutarci blaterava indicazioni che ci avrebbero probabilmente portato nella tundra, o in qualche sperduto paese, di non si sa bene quale nazione, quindi decidemmo di usare il vecchio sistema, cioè la segnaletica stradale, ma anche li non fu facile, perché pur continuando a segnalarci l’autostrada, ella rimaneva come un sogno lontano e irraggiungibile, cominciammo a pensare che forse non era neanche mai esistita, ma ad un certo punto, quando ormai le nostre speranze erano finite, eccola la, con la sua entrata, con le luci quasi natalizie , ci fissava e ci aspettava, e noi ci sentimmo finalmente come due bimbi tenuti in grembo dalla propria madre.

Il maledetto navigatore, intanto continuava il suo delirio mistico, indicandoci uscite che non c’èrano e inversioni rocambolesche che avrebbero fatto invidia, ai migliori film polizieschi.

Quindi decidemmo l’estremo atto, quello di terminarlo e rinchiuderlo nel porta oggetti dove sarebbe rimasto occultato per sempre.

CAPITOLO 9

A volte si ritorna

Ci siamo ormai siamo all’uscita dell’autostrada, Terry ed io guardandoci negli occhi, assumemmo un’espressione distesa e rilassata, la transumanza era finita e il viaggio compiuto, in fondo era stato un bel viaggio, con le sue rocambolesche disavventure, ma divertente, ci salutammo promettendoci che prima o poi l’avremmo ripetuto, fino a giungere la dove l’uomo non era mai arrivato prima.

Guardandoci negli occhi ci dicemmo “ a volte si ritorna”

Pipe artigianali lavorate a mano – Mondavio, Italy

Qui troverete pipe rusticate, pipe lisce, pipe fiammate.

Uso per le mie pipe, ulivo e radica di alta qualità, stagionata da un minimo di due anni fino a  trenta anni,  proveniente da Toscana, Calabria e Liguria.

La passione per la pipa e il suo magico mondo, mi ha sempre affascinato, in ogni mia creazione metto tutto me stesso, le mie pipe anno tutte una loro storia personale, prima ancora di essere usate, mi piace pensare che ogni pipa, porti con se un pezzettino del suo creatore e che il suo possessore pensi, che sia stata fatta solo per lui.

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